«A riveder le stelle»

«A riveder le stelle», approfondimento di Italiano per gli studenti del III anno della Scuola Sec. di I grado a cura di Gabriella Rizzo | Homework & Muffin

III Anno | 20 Dicembre 2020 | Tags:

«A riveder le stelle» è il titolo della serata di musica e danza tenutasi il 7 dicembre 2020 a Milano, presso il Teatro della Scala, che ha sostituito la consueta “Prima della Scala” caratterizzata dalla rappresentazione di un’opera lirica.

Infatti, quest’anno sono andati in scena diversi estratti di opere di Verdi, Donizetti, Puccini, Bizet, Massenet, Wagner e Rossini, con alcune parti dello spettacolo caratterizzati da mirabili balletti.

Cari ragazzi, vi siete chiesti perché questo titolo?

I più grandi sapranno che c’è un esplicito riferimento all’ultimo verso del XXXIV Canto dell’Inferno di Dante Alighieri.

Oggi vi spiegherò l’importanza del termine stelle nella Divina Commedia e del motivo per cui l’illustre poeta abbia fatto questa scelta linguistica.

Innanzitutto bisogna ricordare che la parola in questione conclude tutte e tre le cantiche dantesche.

«E quindi uscimmo a riveder le stelle», Inferno, XXXIV

«E quindi uscimmo a riveder le stelle» è l’ultimo verso del XXXIV Canto dell’Inferno.

Dante e Virgilio sono giunti, dopo aver attraversato i gironi infernali, al cospetto di Lucifero.

Virgilio racconta a Dante la storia della creatura ch’ebbe il bel sembianteil più glorioso tra gli angeli, che aspirava a essere superiore a Dio e quindi peccò di superbia, primo tra tutti i tradimenti.

Secondo la legge del contrappasso, tutti i traditori hanno mostrato in vita un cuore duro e freddo, così come fredda è stata la loro premeditazione.

Per questo i traditori sono condannati, per analogia, a restare immersi in un lago ghiacciato per l’eternità.

Lucifero, conficcato nel ghiaccio, si presenta come un’enorme e orrida creatura, pelosa, dotata di tre facce su una sola testa e tre paia d’ali di pipistrello.

Il sommo poeta con questa presentazione del diavolo vuole contrapporre una sorta di trinità negativa a quella divina.

Inoltre il movimento delle ali di pipistrello che genera un vento gelido è l’opposto del soffio d’amore dello Spirito Santo.

«Puro e disposto a salire a le stelle», Paradiso, XXXIII

Il verso «Puro e disposto a salire a le stelle» chiude il XXXIII Canto del Purgatorio.

La caduta di Lucifero sulla Terra generò la montagna del Purgatorio e Dante nella seconda cantica racconta il suo viaggio in questo regno dell’Oltretomba.

Dante lo descrive come una montagna altissima che si erge su un’isola al centro dell’emisfero australe totalmente invaso dalle acque, agli antipodi di Gerusalemme che si trova al centro dell’emisfero boreale.

Alla fine di questo viaggio berrà l’acqua del fiume Eunoè, il fiume che fa tornare alla memoria il bene compiuto.

Il poeta sente di essere diventato un uomo diverso, puro («Io ritornai da la santissima onda rifatto sì come piante novelle rinnovellate di novella fronda») ed è finalmente pronto a salire verso le stelle e raggiungere il Paradiso.

«L’amor che move il sole e l’altre stelle»

Con «L’amor che move il sole e l’altre stelle» siamo giunti all’ultimo verso dell’ultima cantica dantesca: il Paradiso.

Dopo la preghiera alla Vergine pronunciata da san Bernardo affinché possa intercedere in favore di Dante, quest’ultimo è pronto a elevarsi alla visione dell’etterno lume, cioè Dio.

Dante colpito dal fulgore divino, non riuscirà a narrare nell’ultimo canto questa straordinaria esperienza di cui però resterà la sensazione di dolcezza e di godimento immenso: il suo desiderio e la sua volontà sono finalmente in piena sintonia con Dio, «L’amor che move il sole e l’altre stelle».

In conclusione possiamo dire che le stelle, cioè il cielo e quindi Dio, rappresentano il punto di arrivo finale del viaggio dantesco, che allegoricamente è anche il percorso che ogni uomo deve sostenere.

Gli uomini devono sfuggire alle passioni terrene e giungere all’illuminazione della fede, partendo dalle tenebre dell’ignoranza raggiungono, quindi, la luce della salvezza e della verità.

Sicuramente non è facile il nostro percorso, ciò che stiamo vivendo in questa difficile situazione, ma dobbiamo impegnarci e soprattutto avere sempre viva la speranza!

Colum McCann nella biografia romanzata del ballerino Rudolf Nureyev scrive: «Se rincorriamo solo la meta e non comprendiamo il pieno e unico piacere di muoverci, non comprendiamo la profonda essenza della vita, dove il significato è nel suo divenire e non nell’apparire».

«Non la forza, ma la bellezza,

quella vera, salverà il mondo».

(Fëdor Dostoevskij)

 

Buono studio e buona merenda!

Gabriella

 

 

 

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