A Zacinto
Buongiorno, ragazzi! Come proseguono le vostre vacanze? Siete al mare o in montagna?
Ancora pochi giorni e finalmente potrò rilassarmi su una spiaggia dello Ionio o guardare un’incantevole alba sulle scogliere dell’Adriatico.
Infatti ho la fortuna di essere originaria di una terra che offre bellezze mozzafiato, come magnifico è ogni luogo della nostra splendida Italia.
Molti anni fa mi sono trasferita in Piemonte per motivi di lavoro, ma appena me lo posso permettere ritorno in Puglia, dove sono nata e ho vissuto la mia gioventù.
Mi sento un’esule che fa ritorno al paese natio e la felicità inonda il mio animo quando riabbraccio i miei cari, assaporo la cucina salentina, passeggio per la macchia mediterranea e sento quei profumi che rievocano pezzi del mio passato.
Ed oggi vorrei scrivere di un poeta che purtroppo soffrì tanto la mancanza della sua patria e che trascorse la maggior parte della sua vita «… fuggendo di gente in gente».
Ugo Foscolo è uno dei poeti che più adoro, il poeta delle «illusioni», per tutta la vita in conflitto tra sentimento e ragione, ardente di passione e ribelle, difensore dei valori del popolo italiano.
Incarnò l’ideale romantico dell’eroe che, mosso dall’amore per la patria, lotta per la libertà.
Sostenitore di Napoleone, dopo la delusione del Trattato di Campoformio viaggiò per l’Italia settentrionale, prima a Milano dove collaborò alla rivista Il Monitore Italiano, poi all’Università di Pavia quando fu nominato professore di eloquenza.
Con la fine del regime napoleonico visse in esilio in Svizzera e a Londra, dove morì in miseria nel 1827.
Nel 1871 i suoi resti furono portati in Italia e sepolti nella basilica di Santa Croce a Firenze, vicino alle tombe dei grandi uomini da lui cantati nel carme Dei sepolcri.
La sua vita irrequieta influenzò molto la sua poesia. Vissuto tra il Settecento e l’Ottocento, fu dibattuto tra la concezione della ragione tipica dell’Illuminismo e l’ideale della passione propria del Romanticismo.
Per Foscolo gli ideali di bellezza, amore, libertà, eroismo e giustizia sono delle illusioni che non si realizzeranno mai, ma sono importanti per dare un senso alla vita.
Importante per l’uomo è raggiungere la gloria per ottenere l’immortalità e ciò è possibile solo attraverso la poesia che rende eterni gli uomini illustri così come ha reso egli stesso uno dei più grandi autori della letteratura italiana.
Analizziamo ora il sonetto A Zacinto, un vero e proprio canto d’amore per la sua terra d’origine ormai lontana.
Il poeta in esilio a Milano celebra con nostalgia l’isola greca dove è nato nel 1778, sottolineandone la bellezza e il fascino con il triste presentimento di non farvi mai più ritorno.
A Zacinto
Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l’inclito verso di colui che l’acque
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.
Sacre: le rive dell’isola sono sacre sia perché sono quelle della sua patria, sia perché, secondo la mitologia greca, dalla schiuma del mar Egeo nacque Venere, la dea dell’amore.
Giacque: il significato del verbo allude all’usanza greca di consacrare i neonati a Venere, adagiandoli sulla terra.
Zacinto: oggi Zante, nelle isole Ionie, a quel tempo sotto il dominio di Venezia.
Inclito … fatali: la perifrasi si riferisce a Omero, il cantore cieco dell’Iliade e dell’Odissea. Famosa la sua poesia che cantò i lunghi viaggi voluti dal destino (acque fatali).
Ulisse: protagonista dell’Odissea, peregrinò in luoghi lontani e diversi, ma alla fine riuscì a baciare la sua Itaca.
Tu: si rivolge a Zante
Noi: Foscolo e gli uomini nella sua stessa condizione.
Illacrimata sepoltura: a differenza di Ulisse , a Foscolo non sarà concesso di fare ritorno alla sua patria.
Riflettiamo sulla lingua
Avete notato la doppia negazione nel primo verso (Né più mai)? Serve ad affermare con assoluta certezza l’impossibilità del ritorno. Il continuo uso delle congiunzioni (ove, che, e) e gli enjambement nei vv. 3-4, 4-5, 8-9 e 13-14 evidenziano una sintassi complessa che serve a esprimere la sofferenza del poeta.
Infine gli aggettivi possessivi indicano lo stretto rapporto che lo lega alla sua terra.
Notate come in un testo poetico siano importanti le figure retoriche che marcano il significato delle parole e ci consentono di capire il messaggio che vuole trasmettere il poeta.
Ora vi saluto, ragazzi! Vado a preparare le valigie … La mia materna terra mi aspetta!!!
Buone vacanze … e buono studio!
Gabriella