Don Abbondio ne I Promessi Sposi
Don Abbondio è il primo personaggio a entrare in scena ne I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Non a caso rivestirà un ruolo determinante nella vicenda.
Vi propongo un passo importante del primo capitolo che descrive tale personaggio.
[…] Non era nato con un cuor di leone. Ma, fin da’ primi suoi anni, aveva dovuto comprendere che la peggior condizione, a que’ tempi, era quella d’un animale senza artigli e senza zanne, e che pure non si sentisse inclinazioni d’essere divorato […].
Il nostro don Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s’era dunque accorto, quasi prima di toccar gli anni della discrezione, d’essere, in quella società, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro. Aveva quindi, assai di buon grado, ubbidito ai parenti, che lo vollero prete. Per dir la verità, non aveva gran fatto pensato agli obblighi e ai nobili fini del ministero al quale si dedicava: procacciarsi di che vivere con qualche agio, e mettersi in na classe riverita e forte, gli eran sembrate due ragioni più che sufficienti per una tale scelta.
Dalla celebre battuta che apre il cap. VIII:
-Carneade! Chi era costui?-
si denota inoltre che la preparazione culturale di don Abbondio è scarsa, quasi esclusivamente religiosa.
Sostanzialmente agli occhi del lettore questo personaggio appare abbastanza negativo, sottolineato anche dalle parole del narratore: il parroco è ignorante, codardo e molto attaccato al denaro (sempre nel cap. VIII quando esamina con scrupolo le monete portategli da Tonio).
Questo mediocre personaggio ci fa spesso ridere, quando la sua presenza appare con comica simpatia, ma soprattutto sorridere e riflettere sulla debolezza umana.
La similitudine utilizzata da Manzoni, «come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro » esprime chiaramente la personalità di don Abbondio e, forse, ci rispecchiamo …
Quante volte ci siamo sentiti incapaci, deboli nell’affrontare un momento difficile; non sempre abbiamo agito da leoni ma abbiamo preferito rinunciare a combattere e preferire una situazione più sicura e tranquilla.
Siamo essere umani e quindi deboli, commettiamo errori e spesso agiamo in modo sbagliato pensando di stare nel giusto, ma non sempre per fortuna …
… Non sempre siamo come don Abbondio e nonostante le difficoltà riusciamo a trovare la forza in noi stessi, ad andare avanti malgrado tutto … più forti di un leone!
Il poeta, insomma, ci induce ad aver compatimento del povero curato, facendoci riconoscere che è pur umano, di tutti noi, quel che costui sente e prova, a passarci bene la mano su la coscienza.
(Luigi Pirandello da L‘umorismo, tratto da Saggi, poesie e scritti varii, a cura di M. Lo Vecchio, Milano 1960)
Buon anno scolastico, cari ragazzi!
Gabriella