Il colombre
Scorrendo le pagine del libro di antologia del prossimo anno scolastico ho notato con piacere tra le varie proposte di lettura, un racconto di Dino Buzzati, Il colombre.
Il protagonista è un ragazzo, Stefano Roi, figlio di un capitano di mare. Deciso di seguire le orme del padre, un giorno partì con lui sul suo veliero.
Stefano era felice di solcare le onde, di alzare le vele gonfiate dal vento e di osservare il lavoro dei marinai.
Improvvisamente è incuriosito da uno strano essere che seguiva il loro bastimento e chiedendo agli altri cosa fosse, rimase basito quando capì che era l’unico a vederlo.
Fu poi turbato dal racconto del padre quando gli spiegò la natura di quell’essere: probabilmente era un colombre, un pesce molto temuto dai marinai, che sceglie la sua vittima facendosi vedere solo da questa per poi divorarla.
Al ragazzo non rimase che abbandonare l’idea di dedicare la sua vita al mare e concentrarsi solo sugli studi.
Ma il “suo” colombre era sempre lì ad attenderlo e nonostante Stefano, una volta divenuto adulto, avesse avuto un buon lavoro e molti amici in un’altra città, il pensiero di quella misteriosa creatura lo assaliva e creava in lui emozioni contrastanti.
Malgrado per molti anni avesse avuto timore, ora sentiva una strana attrazione.
Stefano cominciò così a navigare e ancora una volta ritornò il colombre, dal quale continuò sì a fuggire, ma era anche attratto dalla sua presenza.
Così aumentò la sua passione per la navigazione, affrontò mille avventure e con ambizione si spinse sempre oltre diventando un ricco imprenditore mercantile.
Non riuscendo a rimanere per lungo tempo fermo nel porto, preferì condurre la sua vita da un oceano all’altro spinto da quell’inspiegabile attrazione dell’abisso, da quel colombre, sinonimo di rovina.
Diventato vecchio, Stefano decise di affrontarlo con le sue ultime forze.
Non voglio proseguire il mio breve riassunto perché voglio regalarvi il piacere della lettura e soprattutto la sorpresa nella conclusione del racconto.
Arrivato alla vecchiaia, Stefano ha affrontato la sua paura … Certo, meglio tardi che mai come dice il famoso aforisma.
Perché dopo tanto tempo? Anche noi esitiamo a superare le nostre paure?
Temiamo un esame particolarmente difficile, temiamo un progetto impegnativo, temiamo una scelta complessa, temiamo di cambiare la nostra vita, temiamo di affrontare una situazione sentimentale complicata …
Quanti timori!
Forse temiamo di superare un ostacolo perché abbiamo paura di metterci alla prova, di misurare il nostro coraggio, di vedere veramente cosa c’è in noi …
Non è facile tenere testa alle nostre paure, tutti abbiamo un punto debole che spesso celiamo dietro una maschera di forza o di impudenza plasmata in realtà da una fragilità che blocca il nostro vero essere.
Prima o poi troveremo quella fermezza che ci manca e finalmente andremo oltre i nostri condizionamenti, fieri delle nostre scelte.
Buona lettura, cari ragazzi!
Gabriella