La questione arabo-israeliana
La questione arabo-israeliana è un argomento difficile per voi ragazzi e cercherò in questo articolo di semplificare e rendere più chiare le varie tappe del conflitto.
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Nascita della Lega Araba
Dopo la Prima guerra mondiale l’Impero ottomano cessò di esistere e molti Paesi arabi del Medio Oriente divennero indipendenti (Turchia) o sottoposti al controllo britannico o francese (Palestina, Mesopotamia, Siria e Libano).
Al termine della Seconda guerra mondiale si formò una coalizione tra la maggior parte di questi Stati accomunati dalla religione islamica e nel 1945 nacque la Lega Araba il cui obiettivo era quello di rafforzare il mondo arabo nel confronto con le grandi potenze dell’Occidente.
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La fondazione dello Stato d’Israele
L’unico Stato che non ottenne l’indipendenza fu la Palestina.
La Palestina era una colonia inglese in cui a partire dal 1917 con la Dichiarazione Balfour, gli Inglesi avevano autorizzato l’insediamento di comunità ebraiche.
Si trovarono così a convivere una maggioranza araba e una minoranza di Ebrei (molti iniziarono a emigrare durante le persecuzioni naziste ed aderenti al Sionismo, il movimento politico che aspirava alla creazione di uno Stato ebraico).
L’indipendenza della Palestina a partire da questo momento è strettamente legata alla Questione israeliana.
La Gran Bretagna decise nel 1947 di affidare la soluzione del problema all’ONU che decise la spartizione della Palestina:
- da una parte gli Arabi di religione musulmana (Palestinesi);
- dall’altra gli Ebrei.
Questa divisione non fu accettata dai Paesi arabi confinanti con la Palestina, mentre gli Ebrei, sostenuti dagli Stati Uniti, proclamarono la nascita dello Stato d’Israele (1948) a cui seguì la Prima guerra arabo-israeliana.
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La nascita dell’OLP e la Guerra dei Sei giorni
Nel 1964 i Palestinesi fondarono un movimento di resistenza, l’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), guidata da Yasser Arafat.
Nel 1967 l’Egitto si alleò con Siria e Giordania e ottenne il sostegno dell’Unione Sovietica nella lotta contro Israele.
In seguito a questa iniziativa scoppiò la Guerra dei Sei Giorni in cui Israele riuscì ad occupare Siria, Giordania ed Egitto.
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Kippur agli accordi di Oslo
Nel 1973 Egitto e Siria attaccarono inaspettatamente Israele: era il giorno del Yom Kippur, la più importante festività religiosa ebraica.
Israele riuscì comunque a respingere l’attacco ed entrò in Egitto.
Con l’intervento degli Stati Uniti e con la mediazione del nuovo presidente dell’Egitto Anwar Sadat, la guerra venne sospesa e fu firmato un accordo nel 1978 a Camp David in cui venne riconosciuto l’esistenza dello Stato ebraico.
Gli Stati arabi non accettarono questi accordi e gli anni Ottanta furono caratterizzati dal proseguimento delle tensioni, con l’esplosione dell’Intifada, la “Rivolta delle pietre”, scatenata dai Palestinesi contro gli Israeliani.
Con gli attentati e i massacri della popolazione civile in seguito alle attività terroristiche di entrambe le parti, furono necessari nuovi tentativi di pace.
Nel 1993, sotto la mediazione del presidente americano Bill Clinton, si conclusero gli Accordi di Oslo tra il leader palestinese Yasser Arafat e il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, in cui fu sancito il reciproco riconoscimento dei due popoli e il diritto per entrambi di abitare nella regione palestinese.
Rabin purtroppo pagò con la vita il suo impegno in favore della pace: il 4 novembre 1995 venne assassinato durante una manifestazione a Tel Aviv da un fanatico religioso ebreo.
Dopo l’assassinio di Rabin si interruppe inevitabilmente il processo di pace tra i due Paesi.
Un fatto positivo è stato il riconoscimento della Palestina da parte dell’ONU come Stato osservatore permanente (2012).
E allora cantate solo una canzone per la pace
non mormorate una preghiera
è meglio cantare una canzone per la pace
con un grande urlo!
(Yankale Rotblit, 1969)
Gabriella
Credit foto copertina: www.internazionale.it