Risole: dolci di Carnevale
Quest’anno per Carnevale ho preparato le Risole, una varietà di bugie, che possono essere vuote o farcite con crema e confetture.
Con questo impasto ho preferito farle con la farcia.
Per le Bugie senza ripieno, invece, ho consultato “La cucina piemontese” di Alessandro Molinari Pradelli.
Le ricette di Carnevale sono molto simili e sono diffuse in tutto il nostro Paese, ma con nome diversi.
Risole, chiacchiere, bugie, crostoli, frappe, cenci hanno un unico comune denominatore: la bontà!
La storia di Pulcinella
Conoscete delle storie legate al Carnevale?
Oggi vi racconto la storia di Pulcinella del grande Gianni Rodari.
Pulcinella era la marionetta più irrequieta di tutto il vecchio teatrino. Aveva sempre da protestare, o perché all’ora della recita avrebbe preferito andare a spasso, o perché il burattinaio gli assegnava una parte buffa, mentre lui avrebbe preferito una parte drammatica. «Un giorno o l’altro, – egli confidava ad Arlecchino, – taglio la corda». E così fece, ma non fu di giorno. Una notte egli riuscì a impadronirsi di un paio di forbici dimenticate dal burattinaio, tagliò uno dopo l’altro i fili che gli legavano la testa, le mani e i piedi, e propose ad Arlecchino: «Vieni con me». Arlecchino non voleva saperne di separarsi da Colombina, ma Pulcinella non aveva intenzione di portarsi dietro anche quella smorfiosa, che in teatro gli aveva giocato centomila tiri. «Andrò da solo» decise. Si gettò coraggiosamente a terra e via, gambe in spalla. «Che bellezza, – pensava correndo, – non sentirsi più tirare da tutte le parti da quei maledetti fili. Che bellezza mettere il piede proprio nel punto dove si vuole». Il mondo, per una marionetta solitaria, è grande e terribile, e abitato, specialmente di notte, da gatti feroci, pronti a scambiare qualsiasi cosa che fugge per un topo cui dare la caccia. Pulcinella riuscì a convincere i gatti che avevano a che fare con un vero artista, ma ad ogni buon conto si rifugiò in un giardino, si acquattò contro un muricciolo e si addormentò. Allo spuntare del sole si destò e aveva fame. Ma intorno a lui, a perdita d’occhio, non c’erano che garofani, tulipani, zinnie e ortensie. «Pazienza» si disse Pulcinella e colto un garofano cominciò a mordicchiarne i petali con una certa diffidenza. Non era come mangiare una bistecca ai ferri o un filetto di pesce persico: i fiori hanno molto profumo e poco sapore. Ma a Pulcinella quello parve il sapore della libertà, e al secondo boccone era sicuro di non aver mai gustato cibo più delizioso. Decise di rimanere per sempre in quel giardino, e così fece. Dormiva al riparo di una grande magnolia le cui dure foglie non temevano pioggia né grandine e si nutriva di fiori: oggi un garofano, domani una rosa. Pulcinella sognava montagne di spaghetti e pianure di mozzarella, ma non si arrendeva. Era diventato secco secco, ma così profumato che qualche volta le api si posavano su di lui per suggere il nettare, e si allontanavano deluse solo dopo aver tentato invano di affondare il pungiglione nella sua testa di legno. Venne l’inverno, il giardino sfiorito aspettava la prima neve e la povera marionetta non aveva più nulla da mangiare. Non dite che avrebbe potuto riprendere il viaggio: le sue povere gambe di legno non lo avrebbero portato lontano. «Pazienza – si disse Pulcinella- morirò qui. Non è un brutto posto per morire. Inoltre, morirò libero: nessuno potrà più legare un filo alla mia testa, per farmi dire di sì o di no». La prima neve lo seppellì sotto una morbida coperta bianca. In primavera, proprio in quel punto, crebbe un garofano. Sottoterra, calmo e felice, Pulcinella pensava: «Ecco, sulla mia testa è cresciuto un fiore. C’è qualcuno più felice di me?». Ma non era morto, perché le marionette di legno non possono morire. È ancora là sotto e nessuno lo sa. Se sarete voi a trovarlo, non attaccategli un filo in testa: ai re e alle regine del teatrino quel filo non dà fastidio, ma lui non lo può proprio soffrire.
«Carnevale, ogni scherzo vale.
Mi metterò una maschera da
Pulcinella
e dirò che ho inventato la
mozzarella.[…]
Mi metterò una maschera
da imperatore,
avrò un impero
per un paio d’ore:
per volere mio dovranno
levarsi la maschera
quelli che la portano
ogni giorno dell’anno…
E sarà il Carnevale
più divertente
veder la faccia vera
di tanta gente.»
Gianni RodariGabriella
Buona merenda e buono studio!
Prep time:
Cook time:
Total time:
- farina 00 400g
- burro 50 g
- zucchero 4 cucchiai
- uova 2
- latte 200 ml
- scorza grattugiata di un limone
- una bustina di lievito
- confettura di pesche
- un pizzico di sale
- olio di arachidi
- zucchero a velo
- Su una spianatoia disporre a fontana la farina e lo zucchero; aggiungere le uova, il latte, il burro fuso, il sale, la scorza di limone e il lievito.
- Impastare a lungo e lasciare riposare per circa un'ora.
- Stendere la pasta formando una sfoglia dello spessore di circa 3 millimetri.
- Disporre a mucchietti la confettura, ripiegare su se stessa la sfoglia e tagliare con la rotella le risole a forma romboidale.
- Friggerle in abbondante olio bollente e spolverizzarle di zucchero a velo.